Roma, 2 febbraio 2022. “Chiusa la parentesi Quirinale, il Governo vuole accelerare sull’attuazione del Pnrr, mentre sul grande tema delle riforme, in particolare quella delle pensioni, sembra preferire il dialogo con Cgil, Cisl e Uil, lasciando fuori dalla porta tutte le altre organizzazioni sindacali rappresentative di diritti ed interessi di migliaia di lavoratori”. È quanto afferma Mario Mantovani, presidente di CIDA, la confederazione dei dirigenti pubblici e privati e delle alte professionalità, commentando l’iniziativa del ministro del Lavoro che ha aperto alcuni tavoli tecnici con i tre maggiori sindacati, cui seguirà un incontro ‘politico’ sulla previdenza per il 7 febbraio prossimo.
“Si tratta, a nostro avviso, di un atteggiamento miope non solo perché esclude dal confronto parti importanti del mondo del lavoro, ma perché apre in modo sbagliato la stagione delle riforme su cui si gioca la credibilità del Governo. Come rappresentante della dirigenza pubblica e privata, CIDA ha partecipato a numerose audizioni istituzionali sulle pensioni per presentare opinioni e proposte, non si comprende perché poi il confronto tecnico-politico con il rappresentante del Governo sia circoscritto soltanto ad una ‘fetta’, pur grande, del mondo del lavoro”.
“E’ una sorta di ‘coazione a ripetere’ che abbiamo visto, ad esempio, con la scuola, dove i provvedimenti governativi per la gestione del Covid, sono stati spesso corretti con i suggerimenti dell’associazione dei presidi solo dopo averli varati. O, ancora, con la sanità, la cui dirigenza medica è stata osannata nella lotta alla pandemia e poi dimenticata quando occorreva intervenire con miglioramenti organizzativi e normativi, aumenti contrattuali, nuove assunzioni. La prova di tutto ciò viene da un recentissimo sondaggio fra i medici dipendenti del Servizio sanitario nazionale, promosso dalla nostra Federazione CIMO-FESMED: il 72% vorrebbe lasciare l’ospedale pubblico; il 73% è costretto agli straordinari ed il 42% ha accumulato oltre 50 giorni di ferie; il 30% giudica insufficiente la qualità della propria vita a causa del lavoro. Le esperienze dei giovani medici, poi, sono sconfortanti: in meno di 5 anni di lavoro crollano le aspettative di carriera e retribuzione”.
“Un quadro desolante che non vorremmo rappresentasse un campanello d’allarme per l’intera dirigenza pubblica. Sulla riforma della pubblica amministrazione, infatti, si fonda la stessa attuabilità del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Stiamo parlando di competenza, professionalità, formazione continua, carriere decise per merito. Un’operazione di portata storica, impossibile da attuare senza un coinvolgimento attivo della dirigenza pubblica.
Dal Governo ci aspettiamo un cambiamento di metodo nella gestione del Pnrr, nell’elaborazione e nell’attuazione di (vere) riforme, non la tradizionale gestione del consenso con le parti sociali più visibili e rumorose”, ha concluso Mantovani.