Cari colleghi,
le notizie che ci arrivano in queste ore dai colleghi delle regioni limitrofe rappresentano una novità anche per il nostro lavoro quotidiano e ci indicano che, così come è successo altrove, la situazione potrebbe evolvere in poco tempo e metterci di fronte a scelte tanto importanti quanto impreviste. E’ necessario in questo momento affrontare la situazione dimostrando quello che, da sempre , siamo abituati a fare. Lavorare per un unico obbiettivo, recuperare la salute di chi si affida a noi, nel rispetto della nostra tutela.
Abbiamo assistito in questi giorni a direttive spesso poco chiare, confondenti e che ci sono apparse anche poco tutelanti nei nostri confronti . L’assenza di chiari orientamenti, compatibile con un quadro dagli sviluppi ed esiti incerti, non ci deve far dimenticare però il ruolo che siamo chiamati a svolgere in questo difficile momento.
Siamo Dirigenti anche e soprattutto nell’ora dell’emergenza e questo ruolo ci impone di assumere scelte di responsabilità superiore a quelle comode e per certi versi rassicuranti e facili dei momenti di normalità .
In questo momento è necessario trovare soluzioni operative interne nelle varie UU.OO. che abbiano l’obbiettivo primario di evitare la diffusione del contagio favorito dai contatti intraospedalieri non necessari e contestualmente favorire ogni soluzione utile per recuperare spazi e personale necessari a coprire eventuali necessità impreviste . In questo momento è un dovere deontologico uscire dalle logiche aziendali legate alla mera prestazione e ritornare al principio ippocratico del primum non nocere.
Le Unità di Terapia Intensiva del nostro paese, già costantemente ad alto tasso di occupazione, si devono ora confrontare con mutate richieste di salute dettate da una situazione eccezionale che impone di rivedere i normali criteri di appropriatezza clinica ispirandosi ora ad un principio di giustizia distributiva e appropriata allocazione delle risorse. Ci stiamo avvicinando probabilmente ad uno scenario equiparabile alla medicina delle catastrofi che prevede un trattamento indicato ai pazienti con maggiori possibilità di successo terapeutico.
Per evitare scelte così difficili è ora più che mai opportuno impegnarsi nell’opera di prevenzione operando scelte pragmatiche che evitino la diffusione del contagio.
Invito pertanto tutti i colleghi iscritti e non, a farsi carico di diffondere ciascuno nelle proprie realtà il principio di precauzione elaborando con i propri Direttori dei criteri condivisi che, rivedendo i programmi di attività differibili , non facciano mancare il supporto ai pazienti nei casi urgenti e complessi, ma allo stesso tempo trovino soluzioni concrete per evitare la diffusione del contagio e predisporre soluzioni organizzative da adottare in caso di necessario e tempestivo supporto organizzativo alle mutate condizioni epidemiologiche.
Evitiamo di scotomizzare il problema per paura di allarmare la popolazione come si è visto fare in questi giorni dai politici e da chi ha assecondato tali scelte, ma facciamo quello che è nelle nostre possibilità per informare, diffondere le buone pratiche per evitare il contagio, tutelando noi stessi e i pazienti. E poichè non riusciremo mai ad evitare la distanza di sicurezza in ambito lavorativo , indossiamo la mascherina chirurgica tutti, noi e pazienti, nei momenti di visita e non. Prepariamoci al peggio, augurandoci che non arrivi.
Sonia Brugnara
CIMO Trentino