Gentili colleghi
vi inoltriamo pec inviata oggi a Direttore Generale APSS e Direttore Sanitario APSS
Alla c.a. del Direttore Generale APSS
Alla c.a. del Direttore Sanitario APSS Trento, 3 marzo 2020
Oggetto: primo caso sospetto di Coronavirus diagnosticato al S.Chiara
La notizia del primo caso sospetto presso l’ospedale Hub del Trentino, oltre a confermare che era solo una questione di tempo, ci presenta, di nuovo e in maniera prepotente, la questione della tutela e la sicurezza negli ambienti di lavoro del personale sanitario che opera in APSS.
Come abbiamo già avuto modo di ricordare e richiedere durante l’incontro avuto in data 27/2 presso l’auditorium del CSS, in presenza del DG e del DS, ai fini del contenimento della diffusione del virus, ma soprattutto ai fini di evitare l’esposizione nosocomiale al virus sarebbe stato necessario prevedere l’estensione del tampone nella fase del pre-triage anche ai casi solo sintomatici e non ai soli casi sospetti ( caso sospetto secondo la definizione del protocollo aziendale è considerato quello che soddisfa il doppio criterio, clinico ed anamnestico).
Il caso riportato dalla stampa risulta infatti aver superato il pre-triage senza nessuna indicazione al tampone perché non sospetto ( non rispondente al doppio criterio ); pare abbia stazionato presso il PS ( ma immaginiamo che, a parte la mascherina applicata a questo punto seguendo un criterio più emozionale che rispondente ai rigorosi protocolli aziendali, la paziente non sia stata alloggiata in un luogo appositamente predisposto poiché non era da considerarsi ancora sospetta ) finchè non è stato eseguito un accertamento radiologico dal quale è emerso un’ipotesi diagnostica (si presume rilievo radiologico di polmonite interstiziale) che ha successivamente, e finalmente, portato all’accertamento specifico del tampone, risultato poi positivo. Risulta sempre dalla stampa che la paziente è stata ricoverata in Geriatria ( reparto non rientrante fra quelli previsti dal protocollo aziendale destinati all’accoglimento dei casi confermati ), si presume nella fase in cui la diagnosi non era ancora accertata.
La ricostruzione, pur non supportata da alcuna indagine interna, ma che ripercorre quanto descritto dalla stampa e dalle interviste, ci dimostra con maggiore evidenza quanto fosse reale la preoccupazione che avevamo presentato durante l’incontro in APSS del 27/2 e quanto fosse necessario prevedere procedure più estensive di quella aziendale. I fatti hanno superato il rigido protocollo aziendale che ancora oggi 3/3/2020 alle ore 13,00 NON prevede nel pre-triage il tampone ai casi anche con solo rilievo clinico positivo per infezione respiratoria in fase acuta.
Di nuovo, come già richiesto nell’incontro del 27/2, chiediamo quindi il superamento di questa indicazione per evitare che nuovi casi non opportunamente e tempestivamente diagnosticati entrino in Ospedale con le evidenti conseguenze che tutto ciò potrebbe provocare dal punto di vista organizzativo ( isolamento e quarantena degli operatori sanitari coinvolti nella gestione dei casi con diagnosi nosocomiale ) ma anche e soprattutto dal punto di vista della tutela individuale degli operatori sanitari.
Distinti saluti
Sonia Brugnara
CIMO Trentino
Pec inviata in data 3/3 ore 13,05