Trento, 15 marzo 2020
Alla c.a. del Presidente della Giunta Provinciale
Dott. Maurizio Fugatti
e p.c.
alla c.a. dell’Assessore alla salute, politiche sociali, disabilità e famiglia
Sig.ra Stefania Segnana
Egregio Presidente,
le ore si susseguono e le preoccupazioni aumentano. Le quotidiane conferenze stampa ci paiono ormai dei bollettini di guerra, consapevoli che questo è solo l’inizio.
Noi operatori sanitari vorremmo poter essere quelli che #iorestoacasa, ma non abbiamo evidentemente la stessa possibilità di scelta di qualsiasi altro cittadino, per ovvie ragioni.
Non siamo però diversi dal comune cittadino quando, a fronte di una situazione dagli esiti incerti, ci preoccupiamo del nostro futuro e di quello dei nostri cari.
Lungi quindi da noi voler strumentalizzare una situazione che non vede schieramenti politici o sindacali, ma che ci vede tutti uniti a combattere un nemico comune, vogliamo tuttavia sottoporLe la preoccupazione di tutto il personale medico che, non potendo astenersi dalla propria responsabilità, si trova tuttavia esposto ad un rischio di salute non più tollerabile.
Nonostante le numerose richieste avanzate (la prima datava 23/2) ad APSS di rassicurazione sulle dotazioni dei dispositivi di protezione individuale al personale, ancora oggi in molte realtà ospedaliere provinciali, non risultano essere disponibili i DPI perché insufficienti a coprire quello che è attualmente il fabbisogno e che dovrebbe invece rappresentare la massima preoccupazione del datore di lavoro e cioè la tutela della salute del proprio personale.
E’ di tutta evidenza il triste tributo che il personale sanitario ha versato nelle precedenti pandemie e quali numeri si stiano palesando in queste interminabili giornate divenute ormai tutte uguali.
Il personale sanitario sta in questo momento sostenendo il carico dell’emergenza e quello ordinario senza adeguata protezione soprattutto nei confronti dei pazienti che quotidianamente vi si rivolgono e che possono rappresentare una minaccia e un veicolo alla trasmissione del virus.
Può essere utile richiamare le indicazioni WHO relative all’uso dei dispositivi di protezione individuali o le ancor più recenti indicazioni (14/3/2020) del “Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro” sottoscritto su invito del Presidente del Consiglio dei Ministri, il Ministro dell’Economia, il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro della salute e le parti sociali, inteso a favorire la piena attuazione delle misure anti contagio.
Ebbene nonostante i numerosissimi appelli di organizzazioni internazionali, di linee guida nazionali, di evidenze di letteratura scientifica, di appelli di Presidenti di Ordini dei Medici di varie provincie fra cui quello di Trento nonché del Presidente Nazionale della FNOMCEO e di numerosi sindacati medici, siamo ancora oggi, a ben 21 giorni dall’ingresso ufficiale del virus in suolo nazionale a reclamare di proteggere gli operatori sanitari dal rischio del loro contagio.
Risulta alla scrivente O.S. che il personale medico, non solo durante la visita diretta sui pazienti (e quindi a distanza estremamente ravvicinata) ma addirittura nemmeno in caso di visita di paziente con sospetta infezione da Covid-19 possa disporre di adeguati dispositivi di protezione individuale.
Pur nell’estrema preoccupazione, non ci sottrarremo al nostro dovere deontologico. Con altrettanta chiarezza tuttavia pretendiamo le dovute cautele, precisando che verranno segnalate eventuali inadempienze alle Autorità competenti.
Chiediamo inoltre che, acclarata la sicura presenza di pazienti sia sintomatici che asintomatici Covid-19 positivi, si proceda all’esecuzione dello screening con il tampone del personale medico che quotidianamente visita i pazienti, per evitare che il personale diventi esso stesso diffusore del contagio vanificando il successo delle manovre restrittive richieste all’intera popolazione. E’ proprio di pochissime ore fa la notizia diffusa dal Sole24ore del provvedimento che sta attuando la Regione Veneto di estendere a tutti i cittadini il tampone per interrompere la catena della trasmissione. Diventa quindi ancora più significativa la nostra richiesta di effettuare i tamponi al personale sanitario essendo questo da considerarsi un “super diffusore” per la numerosità delle persone che visita o che assiste, la loro fragilità e la tipologia delle prestazioni che vengono effettuate.
Certa della Sua comprensione e fiduciosa in una rapida soluzione del problema, porgo distinti saluti.
Sonia Brugnara
Segretaria Provinciale
CIMO Medici